Giovanni Battista Ettore Simonetti (1909-1992) era proctologo di fama internazionale, uomo austero e coltissimo, collezionista d’arte sensibile e illuminato, che amava intrattenere rapporti diretti con gli artisti. Laureatosi a 23 anni in Medicina e Chirurgia, perfezionati gli studi in Germania e in Francia e specializzatosi in chirurgia vascolare, gastroenterologia, diabetologia, ematologia e altri settori, fu apprezzato per la sperimentazione di metodi chirurgici innovativi nel suo settore e chiamato a intervenire in convegni internazionali.
Autore di un Manuale di proctologia tradotto in diverse lingue e di testi scientifici, si richiamava nell’esercizio professionale agli anatomisti antichi che documentavano i progressi scientifici tramite il disegno, a rimarcare il legame tra medicina e arte. A Milano riceveva nello studio medico di via San Raffaele 3, che gestiva insieme alla sorella Fede Simonetti (1906-1994). Il gusto collezionistico dei due medici, volto inizialmente verso pittori di formazione ottocentesca, si orientò negli anni Cinquanta, in seguito alla frequentazione della loro assistente Rosa Mazzolini, all’acquisizione di opere contemporanee. Giovanni Battista Ettore prese a frequentare assiduamente l’ambiente artistico milanese, la sua casa divenne luogo d’incontro di artisti e intellettuali come Salvatore Quasimodo, con i quali strinse rapporti di amicizia. Le donazioni da parte di pittori che richiedevano prestazioni professionali al medico, le commissioni di opere, gli acquisti contribuirono a far crescere la raccolta e a renderla estremamente composita, con pezzi appartenenti a differenti correnti artistiche. Il giovane Ettore Pignatelli, conosciuto nel 1957, cui il dottor Simonetti chiese l’anno seguente di fargli un ritratto di grandi dimensioni, crebbe sia intellettualmente che fisicamente in casa del medico. L’artista ne ricorda le parole: “vede questo piccolo De Chirico, raffigura Esculapio Proctologo, vorrei averne uno che rappresenti me” (Intervista a cura di T. de Giorgio, 2009). Anche Paolo Baratella, cui Simonetti commissionò un cospicuo nucleo opere lungo l’arco di un ventennio, è autore di un ritratto del medico (1963). Simonetti amava i ritratti. Di misure contenute quello dovuto a Po Yong, emblematico quello di grandi dimensioni realizzato da Elio Mariani (Mec Art), in cui alle spalle del dottore i crateri lunari sono “elementi metaforici riguardanti la professione” (Intervista a cura di T. de Giorgio, 2009). A Mariani si deve anche Il camice vuoto (1969), opera ispirata da un’immagine colta durante una visita nello studio dei due medici, che riposano a Castelleone (Cremona) nella cappella di famiglia dovuta a Giò Pomodoro.